La TricoPigmentazione è la principale alternativa al trapianto
L’autotrapianto è generalmente la strada più battuta per coloro che subiscono il disagio della calvizie.
Gli esperti di TricoPigmentazione, non hanno alcuna pretesa di sostituirsi ai chirurghi del trapianto di capelli, ma senz’altro risultano complementari nel momento in cui lavorano sugli esiti cicatriziali derivanti dal trapianto stesso.
L’autotrapianto è una tecnica valida ma che comporta grandi lacune, sulle quali fa leva l’efficacia della tricopigmentazione.
L’autotrapianto attinge capelli da una zona detta donor, che però tende ad esaurirsi. Il trapianto lascia inevitabilmente delle cicatrici, oltre al semplice fatto che la zona ricevente subisce un trauma.
In caso di diradamento, la tricopigmentazione è una soluzione efficace, comoda, ed anche meno onerosa del trapianto di capelli.
Producendo un effetto rasato o riempitivo, assolutamente realistico, rappresenta di fatto una valida alternativa al trapianto di capelli. La Tricopigmentazione, puntualmente intesa come disciplina specialistica nell’ambito della micropigmentazione in generale, è impiegata per la risoluzione di inestetismi dovuti a calvizie o cicatrici sul cuoio capelluto, andando dunque sicuramente a risolvere i limiti tecnici dell’autotrapianto, spesso addirittura a sostituirlo.
TricoPigmentazione definitiva o bioriassorbibile?
La Tricopigmentazione propriamente detta viene eseguita con pigmenti bioriassorbibili. Può durare da 4 fino a un massimo di 14 – 16 mesi. La durata è soggettiva, dipende da svariati fattori, endogeni ed esogeni.
E’ certo che il lavoro eseguito con i pigmenti bioriassorbibili, tende a sparire. Il principale fattore endogeno è il potere di fagocitosi dell’individuo, in linea di massima, è più veloce nei soggetti giovani.
Altri aspetti sono: il potere di cicatrizzazione post-trattamento; la conformazione della cute; assunzione di farmaci. Fattori esogeni sono ad esempio, i tempi di esposizione al sole o a lampade abbronzanti e lo stile di vita, ad esempio se si pratica sport che aumentano la sudorazione.
La tricopigmentazione con pigmenti definitivi non è usuale. Questa scelta deve essere valutata attentamente, poiché il viraggio e la migrazione del colore interferiranno inevitabilmente con la bellezza del trattamento nel tempo. E’ un’illusione pensare che il risultato resterà immutato, quale soluzione definitiva.
Sebbene il viraggio venga arginato con un corretto bilanciamento delle componenti cromatiche, non si può escludere che il colore utilizzato si alteri. Ad influire sono l’esposizione ai raggi ultravioletti, sbalzi di temperatura, malattie autoimmuni, alcalinità dei liquidi extracellulari del derma. Questi fattori, uniti all’uso di sostanze alcoliche o altri prodotti chimici per capelli, causano inoltre il fenomeno della migrazione del colore, ossia un allargamento dei bordi del puntino con permanente perdita di definizione.
Cronologia del trattamento
Un trattamento di tricopigmentazione dovrebbe sempre prevedere una preliminare consulenza informativa, della durata di circa 30 minuti. Molti operatori la svolgono gratuitamente. E’ una fase fondamentale, in cui l’operatore espone tutte le implicazioni del trattamento ed ha modo di conoscere quali sono le aspettative del cliente, il quale deve poi avere il tempo di meditare e decidere se in effetti dar luogo alla prima seduta, dopo la firma del consenso informato. Il trattamento di dermopigmentazione prevede almeno due sedute. La prima seduta, ha una durata di circa due ore per settore. Una prima seduta di un capo completo dura anche 12 ore. Ha inizio con la spiegazione delle sensazioni e dei piccoli fastidi che si avvertiranno, per questo sono previste delle pause.
La seconda seduta ha la funzione di andare a rinforzare il lavoro, infatti è anche detta seduta di rinforzo.
Tra la prima e la seconda seduta devono trascorrere circa 60 giorni, periodo nel quale il lavoro subisce una sua evoluzione. La durata della seconda seduta è inferiore: circa 90 minuti per settore. L’operatore come prima cosa valuterà attentamente la reazione della cute al primo trattamento per decidere se ripetere la stessa strategia operativa iniziale o variarla.
Al termine di ogni seduta, l’operatore illustra il corretto comportamento da tenere per la buona riuscita del lavoro. Il mantenimento prevede poi una seduta di revisione ogni 8 – 12 mesi, la cui durata è di circa 90 minuti per settore, più un’ora a sé per il trattamento specifico di cicatrici.
Le sedute sono dolorose?
Gli aghi impiegati nella tricopigmentazione sono aghi sottilissimi, costruiti appositamente per un impiego su cuoio capelluto. Sono totalmente differenti da quelli impiegati nella micropigmentazione e nel trucco permanente perché più sottili del 15% e modificati in punta per consentire maggior definizione.
Il macchinario dedicato tratta non solo la cute sana, ma anche cicatrici con tessuto particolarmente sclerotizzato. L’impulso del dermografo è controllato elettronicamente da un microchip. Dispone di programmi con parametri preimpostati per lavorare in diverse casistiche. Tutto questo rende la seduta meno rischiosa. Di conseguenza anche non dolorosa. Si avverte un fastidio sopportabile, certamente meno invasivo di un tatuaggio artistico. Si possono anche applicare delle pomate desensibilizzanti quando necessario.
La percezione del dolore è un fattore molto soggettivo. Ci sono anche clienti che lo riferiscono rilassante.
Il compito dell’operatore è quello di rassicurare il cliente, ciò che sente è del tutto normale. Questo è importante anche perché ogni movimento della persona potrebbe causare un’imperfezione della manovra.
A lavoro finito, il tessuto è infiammato, la zona appare subito rossa. Qualcuno può avvertire un leggero prurito e indolenzimento nelle ore seguenti. Nel giro di 48 ore il rossore diminuisce visibilmente. Per il post trattamento si consiglia l’applicazione di lozioni e unguenti lenitivi e decongestionanti.
Terminato il trattamento è possibile tornare liberamente alle proprie attività quotidiane?
Nei giorni successivi al trattamento di Tricopigmentazione, bisogna prevenire possibili infezioni, considerando che la cute ne è particolarmente vulnerabile. Anche se solo superficiali, si sono creati dei micro fori sulla pelle.
Ciò comporta innanzitutto di portare con sé il giorno del trattamento un copricapo pulito, se lo si usa abitualmente. Si raccomanda di detergere due volte al giorno la cute con un sapone a ph leggermente acido, per eliminare batteri ed eccesso di pigmento. Non bisogna applicare altro se non una pomata lenitiva che l’operatore consiglierà.
Oltre all’aspetto igienico, va favorita la stabilizzazione del pigmento in sede, evitando il ripetuto contatto con l’acqua e con le alte temperature che hanno l’effetto di dilatare i pori della pelle. Per lo stesso motivo si sconsiglia anche una sudorazione eccessiva.
Ciò detto, ne consegue che si può uscire di casa, andare a lavoro, guidare… ma nei dieci giorni successivi è bene evitare attività sportiva, esposizione al sole e lampade abbronzanti, cloro e salsedine, saune e bagno turco.
Se si è soliti utilizzare prodotti anticalvizie, è meglio sospenderli qualche giorno prima del trattamento, riprendendo poi a utilizzarli trascorsa una settimana dalla seduta.
Per preservare la bellezza del risultato finale, si raccomanda di prestare ancora più attenzione ai raggi solari, specie nei mesi estivi, applicando una crema a protezione dai raggi UV a fattore 30+ .
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