Tricopigmentazione Difetti

TricoPigmentazione difetti

Tricopigmentazione difetti: la pratica della tricopigmentazione non va improvvisata. Si raccomanda di affidarsi a professionisti che abbiano seguito corsi di formazione qualificanti, concreti e precisi nell’esecuzione.

Le irregolarità più comuni riguardano:

TricoPigmentazione difetti

PRESSIONE: è una delle inesattezze più ricorrenti, causa dell’allargamento dei bordi del singolo “puntino”.

Non bisogna imprimere eccessiva forza con il dermografo nell’esecuzione dei dots.

MOVIMENTO : il modo corretto vuole che il puntino sia eseguito senza fluttuazioni dell’ago all’interno del derma. Può capitare che l’esecuzione non sia precisa per la difficoltà di mantenere la mano ferma, o perché erroneamente l’operatore applica ulteriori movimenti per ottenere una dimensione che crede giusta.

INCLINAZIONE: l’angolo ideale per la penetrazione dell’ago dovrebbe essere di 90°, perpendicolare al piano trattato. Se così non fosse si avrebbero dei rimbalzi ovali, anziché circolari.

PULSAZIONI: Un’ apparecchiatura male impostata con alte pulsazioni genera eccessive oscillazioni dell’ago nello stesso punto, con il rischio di causare un mega dot, cioè una macchia.

DISTANZE DI RIMBALZO: la quantità di punti da effettuare per cm2, indicata con l’acronimo P.P.C. (punto per cm2), va valutata attentamente da parte dell’operatore in base alla zona trattata. Un’eccessiva o insufficiente distanza tra i singoli rimbalzi genera un effetto innaturale.

CIRCOSCRIZIONE ZONE: In alcuni punti si rende necessaria l’esecuzione di una sfumatura opportuna per non creare eccessivo stacco tra il lavoro e il diradamento.

ATTACCATURE: e’ un effetto artefatto e poco naturale quello che si ottiene quando si imposta l’hairline o le varie attaccature in modo troppo netto.

COLORE: il pigmento va scelto molto attentamente considerando il colore dei capelli circostanti e le aspettative del cliente, tendo presente l’unicità di ogni situazione.

L’importanza della consulenza

Prima di ogni trattamento di dermopigmentazione è altamente consigliata una consulenza informativa. L’operatore effettua un’anamnesi con il cliente, per meglio illustrare le possibili complicanze dovute a fenomeni di allergie, rigetti e infezioni.

In occasione del colloquio vanno indagate le aspettative di chi si ha davanti. Se necessario vanno rimodulate in modo da scongiurare delusioni e malcontenti. Per prima cosa va spiegato che il risultato ottenuto tra la prima e la seconda seduta non sarà quello definitivo, e nemmeno quello ottimale.

Una foto del cliente che lo ritrae in un periodo prima del diradamento, insieme a del materiale fotografico attuale, coadiuva l’operatore nell’ottenimento di un quadro completo della situazione.

Se il cliente lo richiede, il test colore viene effettuato in questa fase informativa.

Con tutti gli elementi in mano, si passa alla valutazione economica. La stesura di un preventivo di spesa da consegnare al cliente, con copia firmata, mette a riparo da spiacevoli disguidi.

Se l’operatore è in possesso di materiale fotografico riguardante casi analoghi, può essere mostrato in sede di consulenza. Questo servirà a rassicurare il cliente facendogli meglio comprendere il risultato finale.

A colloquio terminato, dopo aver risposto a tutte le domande del cliente, si passa alla prenotazione della prima seduta. Non è sbagliato fissare anche l’appuntamento per la seduta di rinforzo, dopo circa 60 giorni dalla prima seduta.

Il test colore

E’ una procedura consigliata ma non obbligatoria, effettuata in sede di consulenza. In pratica viene effettuata una prova, immettendo una piccola quantità del colore da utilizzarsi per il trattamento vero e proprio.

Serve a valutare l’eventuale viraggio sottocute o l’assestamento del pigmento a distanza di tempo. Inoltre tale procedura potrebbe ridurre i rischi di reazioni allergiche ai pigmenti.

Non si tratta in ogni caso di una prova allergica, in quanto non effettuata in ambiente medico e da personale dedicato. Non da certezza che l’effetto poi sia effettivamente il medesimo in sede di trattamento. Anche le allergie infatti possono insorgere da un momento all’altro, senza necessariamente dare alcun segnale.

In caso di rifiuto di sottoporsi a tale prova, effettuata con prodotti utilizzati per la sessione di trattamento, il cliente esonera l’operatore, o operatori che lo rappresentano, da qualsiasi responsabilità dovuta a reazioni impreviste, mutamento del colore e a qualsiasi altra anomalia accertata per intollerabilità al prodotto. Inclusi viraggi e migrazioni del pigmento.

Il test colore ha un costo a parte, che va preventivato indipendentemente da quello della tricopigmentazione.

Quanto dura la TricoPigmentazione?

Un trattamento di tricopigmentazione prevede almeno due sedute. Nella prima seduta, di durata superiore, viene creata la base per un effetto rasato o di riempimento, a seconda dei casi. Utilizzando specifici attrezzatura e aghi, si procede al micro deposito puntiforme di pigmento castano o grigiastro nel derma superficiale ad un’ opportuna distanza l’uno dall’altro.

E’ prassi suddividere il capo in cinque settori, partendo dalla zona di attaccatura dei capelli, procedendo verso la nuca. Per il trattamento di un settore in prima seduta vanno calcolate due ore. Il quinto settore, che coinvolge la fascia occipitale congiungendo le sommità delle orecchie, risulta essere il più esteso. I tempi di lavorazione in questo caso raddoppiano. Sono necessarie quattro ore per trattare il quinto settore in prima seduta. Da un rapido calcolo emerge che per un intervento completo in prima seduta, bisogna considerare una giornata lavorativa da dodici ore.

Vanno conteggiati specificatamente i tempi di lavorazione per le cicatrici: almeno sessanta minuti.

Dopo 60 giorni si procede ad una seduta detta rinforzo. La durata media è di novanta minuti per settore, centottanta per il quinto settore. Trenta minuti per il rinforzo su cicatrice.

Le sedute successive, mediamente annuali, durano quanto le sedute di rinforzo.

Quando i tempi tra una seduta di mantenimento e l’altra si accorciano, ad esempio otto – dieci mesi, si contrae anche la durata della seduta.

È ovvio che quanto scritto è puramente indicativo. Ciascuna situazione è a sé. I tempi dipendono molto anche dalla pazienza di ogni cliente e dall’abilità dell’operatore.

Aghi da tricopigmentazione

Gli aghi da dermopigmentazione sono monouso.  In base al trattamento e alla zona di applicazione, l’operatore varia la forma e la dimensione degli aghi da montare sul dermografo.

Gli aghi da tricopigmentazione hanno delle peculiarità a distinguerli da quelli per il trucco permanente.

Uno dei rischi della tricopigmentazione che mina molto sulla buona riuscita del lavoro è l’allargamento dei puntini micropigmentati.  Quello che il giorno del trattamento era un puntino, a mimare il capello rasato, diventa poi un mega dot. Responsabile delle macchie sulla cute è quasi sempre la troppa pressione esercitata.

Gli aghi da tricopigmentazione sono specificamente ideati per limitare questo inconveniente.

La prima caratteristica che li distingue dagli altri aghi utilizzati nel trucco permanente è il diametro. Il diametro degli aghi da trucco permanente è minimo 0.20 mm

Gli aghi da tricopigmentazione, invece, sono ancora più sottili riuscendo ad arrivare a 0.17 mm

Altra particolarità è la punta, chiamata “taper”. Il taper può essere corto, medio o lungo. Gli aghi da trucco permanente sono medio – lunghi, per meglio penetrare nel derma.

Nella tricopigmentazione invece, l’eccessiva penetrazione va assolutamente scongiurata. Gli aghi dal taper corto assicurano una resistenza più forte a contatto con la cute, evitando che l’operatore vada troppo in profondità.

Certo è che non si è al riparo dalla generazione di macchie solo scegliendo l’ago giusto. I parametri a cui prestare più attenzione restano pressione, movimento e pulsazioni.